Scritto da Caterina Avanza

C’è del buono e c’è del working in Progress.
A tutti quelli che domani mattina sbraiteranno dicendo che l’Europa non è solidale, rispondo che da soli si va più veloci ma insieme si va più lontano e che quindi è necessario armarsi di pazienza e continuare a negoziare.
E mi permetto di aggiungere che le polemiche italiane sul MES non aiutano perché da Bruxelles è francamente difficile capire perché l’Italia piange miseria e poi quand gli si apre una linea del budget da 36 miliardi senza condizionalità macroeconomiche, ha la tentazione di rifiutare. Ma tralasciamo.

Fumata bianca per un piano da 550 miliardi dal primo di giugno.
Senza grandi sorprese il Consiglio europeo del 23 aprile ha approvato quanto stabilito dall’Eurogruppo il 9 aprile e poi ribadito dal Parlamento europeo nella risoluzione del 16 aprile. E cioè un piano da circa 550 miliardi: il MES per 240 miliardi di euro per spese direttamente o indirettamente legate alla sanità senza condizionalità macroeconomiche. SURE per finanziare piani di cassa integrazione nei Paesi UE (100 miliardi di emissioni comuni garantite dai paesi membri), e un fondo paneuropeo di garanzia per le piccole e medie imprese fino a 200 miliardi di Euro attraverso la BEI (Banca europea di investimenti).
Ma di fronte alla più grande crisi di liquidità dal Dopoguerra ad oggi, i leader europei hanno convenuto che non basta.
I capi di Stato e di Governo hanno validato la necessità, già espressa dall’Eurogruppo e dal Parlamento, di un piano specifico per rilanciare l’economia europea: un Recovery plan ciffrato fra 5 et 10% del PIL europeo.
A tutti quelli che dicono che l’Europa non fa niente, rispondo volentieri che grazie a questo piano da 550 miliardi di euro più i 750 miliardi della BCE di politica monetaria, l’Italia è sull’arca, la tempesta non è finita ma per lo meno siamo all’asciutto e non stiamo morendo annegati.

Fumata nera su: il montante (500 o 1500 miliardi?), sul meccanismo di finanziamento di questo Recovery Plan e soprattutto sul fatto che si tratti unicamente di prestiti o di prestiti e di sovvenzioni. E quest’ultimo è il punto centrale della discordia.

La Germania, i Paesi Bassi e gli scandinavi, prediligono un ruolo centrale del budget europeo che potrebbe servire da garanzia per prendere in prestito sui mercati. La Commissione potrebbe prendere in prestito fino a 1000 miliardi di euro con garanzia il budget UE e prestare agli Stati membri in modo che possano ricapitalizzare le imprese in difficoltà e investire in settori strategici per l’economia europea.

La Francia, con i paesi del sud fra cui l’Italia sostengono che sia necessaria una risposta eccezionale ad una crisi eccezionale e che quindi la risposta deve essere la più ambiziosa e rapida possibile. Emmanuel Macron chiede quindi che la Commissione emetta obbligazioni comuni con garanzia il debito UE e che trasferisca questi fondi, attraverso delle sovvenzioni (non dei prestiti), alle regioni e ai settori più colpiti dalla crisi. Il presidente francese ha infatti sottolineato che aggiungere debito a paesi già indebitati porterebbe ad un rischio di crisi dei debiti, ad un’ asimmetria all’interno della zona euro e a una situazione pericolosa per la tenuta del mercato unico.

La Commissione europea deve presentare una proposta al Consiglio ad inizio del mese di maggio.

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