Se le cifre diffuse dalle autorità ucraine sui militari russi caduti fossero vere anche solo a metà, sfiorerebbero comunque, solo in un mese e mezzo, il totale dei caduti russi nelle due micidiali guerre di Cecenia (1994-96 e 1999-2009) e si avvicinerebbero al totale dei caduti russi nei dieci anni di guerra sovietico-afghana (1979-89). Abbiamo appreso che le morti dei soldati vengono comunicate raramente alle famiglie dalle autorità militari russe, e molti dei caduti, così come dei feriti e dei prigionieri, sono soldati di leva che non avrebbero dovuto essere impiegati nell’operazione militare, di cui spesso non erano stati nemmeno informati. Ed erano stati preventivamente privati dei telefoni. Da parte ucraina ci sono stati inviti alle madri russe a venire a prendersi i cadaveri dei loro figli, abbandonati senza sepoltura. Da parte ucraina si sono organizzate comunicazioni dirette attraverso Telegraph o YouTube fra le madri russe e i figli prigionieri, “all’80 per cento poco più che bambini”, che raccontano la loro esperienza: iniziativa controversa, fra il proposito umanitario e di informazione e l’abuso dei prigionieri di guerra, vietato dalle convenzioni di Ginevra. (Ai prigionieri viene chiesto il consenso, che resta inevitabilmente dubbio: si veda il Guardian, “‘Often a Russian mother has a TV for a brain’: Ukraine YouTuber films PoWs calling home”, 5 aprile). 

https://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2022/04/08/news/il-ricordo-della-prima-guerra-in-cecenia-nelle-immagini-dei-saccheggi-3890097/

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