In pochi possono parlare della vita privata di Mao Zedong, mantenuta nel totale segreto per tutto il periodo del suo regime. Qualsiasi pettegolezzo sull’argomento era stroncato sul nascere, con la sparizione casuale della malalingua. Solo dopo la sua morte, quello che fu per oltre un ventennio il suo medico personale, Li Zhisui, pubblicò le sue memorie, un libro dal titolo La vita privata del Presidente Mao, nel quale si afferma che Mao fumava moltissime sigarette, si faceva molto raramente il bagno e non si lavava mai i denti, passava molto tempo a letto, era dipendente dai barbiturici e aveva un folto gruppo di compagne sessuali a cui trasmetteva consapevolmente malattie veneree.
Insomma, un quadro poco edificante del Grande Timoniere, in un’opera di ben 663 pagine.
Di lui scrive: “Era un tiranno con l’ossessione del sesso. Un uomo spietato che schiacciava chiunque gli disobbedisse. Un egoista incapace di sentimenti umani che si circondava di adulatori e che rifiutava persino di curarsi da malattie veneree, pur sapendo che avrebbe contagiato le sue numerose e giovani amanti”.


Tutta la corte di Mao era corrotta e lasciva, dedita agli intrighi e alla cospirazione. In questo ambiente oscuro, il Timoniere si trovava a suo agio. Col passare degli anni e il consolidarsi del suo potere, il tempo dedicato al sesso e alle sue pratiche perverse crebbe in modo esponenziale.
Il suo harem era composta da giovani donne molto avvenenti, talentuose nella danza e di indubbia fedeltà politica.
Oltre a trarne piacere personale, dalla loro vicinanza riceveva altri benefici: le “usava” come agenti segreti per carpire informazioni ad alleati, di cui mai si fidava fino in fondo, e avversari politici.
Inoltre, essendo discepolo del taoismo, era fermamente convinto che una intensa attività sessuale portasse alla longevità.

Ma tutto questo era in netto contrasto con la sua salute fisica. Soffriva di lunghi periodi di impotenza ed aveva un solo testicolo; per questo era solito compensare le sue giovani amanti con ricchi doni e regalie di vario genere.
Più crescevano gli acciacchi fisici, più si abbassava l’età delle sue compagne. Perso nei suoi deliri, sentendosi come un Dio in terra, restava a letto anche per 96 ore, indossando solo una vestaglia e facendosi lavare mani e faccia da qualcuna delle sue ancelle.
Dai tempi della lunga marcia, 1934-1935, conservava una pessima abitudine: quella di non lavarsi i denti. Si limitava a masticare ogni mattina una foglia di the, come voleva l’antica tradizione contadina cinese, che imponeva una limitata igiene orale. Alle obiezioni del suo medico rispondeva: “Una tigre non si lava mai i denti”.
Mao, con le sue bizzarre depravazioni, è l’ennesima dimostrazione che il potere logora o forse… che solo i “logorati” giungono al potere.

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