“Il 17 aprile, giorno in cui si è celebrata la Pasqua cattolica, la Turchia ha lanciato una nuova operazione militare nel Kurdistan iracheno e in particolare nella zona delle montagne di Soulemanya e Dohuk. Una regione che da 10 anni già subisce i bombardamenti dell’esercito turco prevalentemente contro i civili, che sono un target, così come già fa nel Rojava, in Siria, con costi enormi per la popolazione”. Bianca Farsetti del comitato nazionale di ‘Un Ponte Per’ parla con l’agenzia Dire dell’attuale situazione che l’ong, presente in Iraq con progetti di sviluppo, osserva sul terreno a partire dalle azioni militari della Turchia, attualmente ritenuto il paese che guida i negoziati di pace tra l’Ucraina e la Russia.

Da metà aprile, e già prima dell’aggressione russa dell’Ucraina, il governo del presidente Racep Tayyip Erdogan ha nuovamente attaccato quest’area dell’Iraq motivandola come un’azione necessaria a eradicare il Partito dei lavoratori curdo (Pkk), che Ankara ritiene un gruppo terrorista. Il Congresso nazionale curdo (Knc) denuncia l’uso di aerei militari e droni armati da Sulaymaniyah a Sinjar – città a maggioranza yezida, vittima degli eccidi del gruppo Stato islamico (Isis) a partire dal 2014 – fino al Kurdistan siriano: il Centro per le informazioni del Rojava il 22 aprile ha denunciato diversi feriti nell’attacco alla città di Kobane.

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